Pietro Nanin pittore

Pietro Nanin nacque nel 1808 a Verona e ivi morì nel 1889.

La formazione giovanile

In primo luogo, frequentò i corsi di disegno e di pittura nell’Accademia veronese intitolata a Giambettino Cignaroli.

Le opere di soggetto religioso

In secondo luogo, eseguì numerose pale per chiese e oratori veronesi e trentini. Per esempio, l’Ultima cena per la parrocchiale di Peri (Verona) e il Cristo Crocefisso.
Nelle sue tele si riconosce l’influenza dei grandi artisti del Cinquecento Veronese e la rivisitazione dettata dal filtro cignarolesco.

Inoltre, è lo stesso Pietro Nanin a riportare la propria attività presso Soave, San Zeno e l’Istituto Don Nicola Mazza di Verona, per il quale realizza la Cacciata dal paradiso Terrestre.

Le opere di soggetto profano

In terzo luogo, di questo corpus rimangono in particolari i paesaggi, alcuni di fantasia e altri dal vero.
Per esempio, un singolare paesaggio datato 1855 fonde elementi allegorici e paesaggistici entro una composizione insolita. La scena allegorico- mitologica è ambienta nella parte alta del giardino Giusti verso San Zeno in Monte. Sullo sfondo si intravede un pregevole scorcio della città di Verona illuminato da un arcobaleno.
Quest’opera riporta il carattere peculiare dell’arte di Pietro Nanin: l’attenzione al dettaglio definiscono l’artista un pittore descrittivo e decorativo.

L’attività miniaturistica

L’abilità di Pietro Nanin nella realizzazione di preziosi dettagli consentì all’artista di accostarsi alla miniatura. Un esempio di miniatura su pergamena è rappresentato dalla riproduzione degli armadi dipinti della sacrestia di Santa Maria in Organo.

L’attività di copista e insegnante presso l’accademia di pittura di Verona

L’abilità di copista rimanda alla sua attività di insegnante presso l’accademia veronese, di cui divenne direttore nel ventennio 1860-1880.

L’attività di restauratore e progettista di arredi

L’attività di Pietro Nanin si rivolse anche a quella di restauratore, soprattutto di affreschi. Fu anche progettista d’arredi come testimonia un acquarello del 1855 che riproduce un suo progetto per una consolle con specchiera intagliata.

La critica contemporanea

La figura di Pietro Nanin è stata riscoperta recentemente dalla critica grazie alla pubblicazione di molte litografie di affreschi di Verona realizzate nel 1864 e alla mostra del 1984. Quest’ultima si svolse nelle sale del museo Miniscalchi-Erizzo, di cui Pietro Nanin copiò la decorazione della facciata.

Oggi il nome di Pietro Nanin è soprattutto legato all’opera con Gli affreschi di Verona che riportano il legame con la città natale, ma anche l’istanza storico-documentaria, particolarmente avvertita all’epoca. Infatti, negli stessi anni Saverio della Rosa propose il progetto di fondare una pinacoteca pubblica per conservare le opere degli artisti locali. La pinacoteca non fu fondata, ma l’attività di Pietro Nanin e di Cesare Bernasconi, collezionista di dipinti e presidente dell’accademia di pittura e scultura, riuscì a mantenere memoria del patrimonio storico artistico locale.

Infine, i colori smaglianti delle tavole di Pietro Nanin consentono di serbare il ricordo di opere e affreschi Veronesi di cui altrimenti avremmo perso memoria.

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Le informazioni bibliografiche sono state tratte da “La pittura a Verona. Dal primo Ottocento a metà Novecento”, a cura di Pierpaolo Brugnoli, Banca popolare di Verona, Verona 1986.