Antonio Pachera pittore

Antonio Pachera pittore nacque a Pescantina nel 1749 e morì a Verona nel 1791.

La formazione

Secondo Zannandreis, Antonio Pachera fu istruito presso la bottega di Marco Marcola. Tuttavia, è più probabile che si avviò alla pittura presso la bottega del padre Giambattista Marcola.

Successivamente, frequentò l’Accademia di pittura di Verona e nel 1771 fu eletto Accademico Professore e Maestro di settimana.

L’attività artistica

La prima opera riconducibile alla mano di Antonio Pachera è “Lucio Albino accoglie sul carro le vestali” presso la Galleria Nazionale di Parma. Presentò l’opera al concorso indetto dall’Accademia di Pittura di Parma e vinse il primo premio. Questa mostra il gusto per la rappresentazione degli aspetti pittoreschi della vicenda.

Anton Maria Lorgna coinvolse Antonio Pachera nelle ricerche riguardo l’antica tecnica pittorica della cera punica trattata a encausto. Gli esperimenti di Antonio Pachera si conservano nelle stanze di casa Gazzola ora Arvedi a Verona. Sulle pareti realizzò allegorie delle stagioni, satiri e figure mitologiche che lasciano trasparire la poetica giocosa del divertimento, caratteristica del suo stile. Per affinità stilistica anche le decorazioni della cada canonica di Roverchiara sono state ricondotte alla sua mano.

Nel 1779 Antonio Pachera collaborò con Pasquale Cioffi all’ornamento di palazzo Pellegrini ‘vecchio’ in via Rosa. Qui realizzò statue trompe l’oeil rese in chiaroscuro su piedistalli.

Nel 1787 si trasferì a Mantova per seguire le lezioni sulla pittura a encausto tenute dal marchese Massimo Bianchi. Antonio Pachera ripropose quanto appreso a Verona in diverse residenze nobiliari, in parte perdute

L’attività artistica di ambito sacro

All’ambito sacro appartengono opere quali la “Madonna con bambino e santi” del Museo Civico di Rovereto che mostrano il legame di Antonio Pachera con maestri veronesi quali Balestra e Giambettino Cignaroli. “L’annuncio della nascita di san Giovanni Battista” presso la chiesa parrocchiale di Pescantina segna un cambio di registro. Il ritmo risulta più serrato e i toni accesi dichiarano l’aperto dialogo con la pittura tardobarocca. Anche in “San Zeno e Santa Toscana” presso il museo di Castelvecchio si conserva il medesimo linguaggio e dinamismo compositivo.

Al corpus di opere di Antonio Pachera sono da ricondurre anche le numerose stampe dalle sue opere e il suo stesso impegno nell’ambito della grafica.

Infine, la letteratura artistica menziona numerose opere ora perdute o non rintracciate.

In conclusione, Antonio Pachera fu un artista poliedrico, sperimentale e innovativo e allo stesso tempo legato alla tradizione locale. L’aspetto più originale del suo stile è mostrano nella decorazione di numerosi palazzi nobiliari veronesi.

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Le informazioni qui riportate sono state tratte: Andrea Ferrarini, Antonio Pachera, in I pittori dell’accademia di Verona (1764- 1813) a cura di Luca Caburlotto, Fabrizio Magani, Sergio Marinelli, Chiara Rigoni, Verona 2011, pp. 289- 299.